La bambina saltava tra girotondi, pisuli e “si sa”:- “Aveva l’ali”. Crebbe e capì presto i venti, scegliendo sempre la vela adatta per negoziare o contrastare anche i più impetuosi: -Vacci cu suoiu- fu il suo comandamento principe: -cerca nell’altro la via giusta per incontrarlo. Sposò Ciccio, uomo di pace e di mare ed ebbe sette splendidi figli. Ogni mattina, svegliava la sua casa cantando, corrisposta da altre finestre, da altre porte che via via si aprivano. Il tempo del brano seguiva l’andamento del suo umore e la “Colomba bianca” ispiratrice volava a volte armoniosa, a volte scattante; ogni tanto, arrancava con l’ala offesa allora il tono si faceva greve e la nota si inceppava, serrata tra i denti. Quando non riusciva a macinare la rabbia, Razia si isolava e scoppiava in lacrime. Chi la sentiva, la lasciava piangere; era una donna di immenso valore, imponeva silenzio. Per strada, incedeva compassata, quasi distaccata dal mondo, immersa a dipanare le matasse. Il telaio era la sua più grande risorsa; seduta, intrecciava filo con filo, pensiero con pensiero e piano piano agevolava l’uscita dai labirinti. Dalla madre, aveva appreso i primi insegnamenti del ricamo. Col tempo, era diventata bravissima, ricamava su commissione ed molto richiesta. Lavoratrice instancabile, collaborava a volte col marito nella salagione del pesce. Un giorno, un parente depositò un carico di acciughe deteriorate, nel magazzino di sua proprietà. Razia chiese aiuto ad altre donne per recuperare il salvabile, poi, dopo un intero giorno, intossicata dalle esalazioni, esausta, svenne. Non pensò minimamente di aizzare il marito contro chi aveva causato quell’immane fatica, si indignò per l’ingiustizia subita e fece valere i diritti, interrompendo ogni rapporto di lavoro. Era una profonda consigliera, sintetizzava i concetti spesso attraverso proverbi; asseriva che bisognava osare sempre, ma senza attendere esiti, che tanto, se non ti aspetti nulla dalla vita, tutto quello che riceverai, ti sembrerà un miracolo! Amava la musica. Durante le feste, si lanciava in allegre danze collettive:-O contrèè-e invertiva il passo. Quei balli erano ammantati di malia, in grado di liberare per qualche istante, dalla pesantezza del vivere. In un inverno, particolarmente rigido, una figlia fu accolta con la famiglia nella sua casa. Nei pomeriggi freddi, implorava la madre, ormai anziana e vedova, di non uscire, di non andare in chiesa. Razia rispondeva che doveva pregare affinché l’ultimo dei suoi giorni arrivasse prima di interferire con la vita dei suoi cari, già per alcuni, abbastanza compromessa. Quando intuì che stava per lasciare il mondo, consegnó al rito della vestizione la solennità dovuta. Cercò nell’armadio, l’abito più elegante e si preparò all’appuntamento: voleva essere pronta, doveva essere impeccabile. Poco dopo, il filo che tanto aveva ispirato i suoi giorni, venne reciso. Razia si abbandonava serena a quella legge suprema cui era stata devota tutta la vita.