Totuccio crebbe in fretta, a soli sette anni, sopra uno sgabello, radeva la barba ai clienti di Cola Bruno, noto barbiere dell’epoca.
Col tempo, essendo orfano di guerra, ebbe un impiego statale e divenne postino, un eccellente postino. Aveva il compito di smistare la posta, consegnando quella destinata ad Aspra, «Ehilà! Grazia! Prepariamoci alla partenza di Salvatore, è arrivata la cartolina di leva» e sorridendo, riusciva ad indorare la pillola a quella madre tediata dall’imminente partenza del figlio.
Totuccio incarnava la magia delle epistole, sacre custodi del valore dell’attesa. Conosceva la loro gamma, indovinando dal colore, se fossero bollette da pagare o messaggi di parenti lontani. Quella trombetta, effigiata sul berretto, sembrava accompagnare l’annuncio di una notizia attesa o inaspettata e lui era lì, sempre leggiadro a mitigare o enfatizzare il contenuto di quelle missive.
Aveva un animo generoso, si spendeva per gli altri, purché non venisse mai schernito. In tal caso, senza mai passare alle offese, evidenziava con tono perentorio, quella frase, scivolata dal ghigno sardonico del fragile di turno. Era una persona di grande estro, inventava melodie e trascriveva canzoni dedicate al suo paese natio: “Aspra questa notte è tutta in fiore” E gorgheggiava con voce limpida, leziosa, soffermandosi sulla nota. Stupiva, meravigliava, cercando il plauso, l’acclamazione, senza mai scadere nella volgarità, era fin troppo signorile per contemplarla.
Nel teatro parrocchiale, partecipò come attore al “Riscatto di Adamo”; sorprendendo tutti nell’interpretazione di un San Pietro, atipico. E i viaggi, l’ospitalità, la tavola, e poi la musica, la musica non doveva mai mancare mentre volteggiava, volteggiava tra valzer, canti, profumi.
Che splendida persona!